Il Manierismo a Villa D’Este
Solo un personaggio eccentrico, facoltoso e di raffinata cultura come il cardinale Ippolito D’Este II poteva farsi costruire una residenza magnifica come quella di Villa D’Este a Tivoli. E’ il 1550 e ci troviamo in pieno Manierismo. Man mano che ci si inoltra nel ‘500 si osserva infatti il passaggio dal gusto classicista del primo Rinascimento all’elegante frivolezza del Manierismo.
Questo si origina in Italia e trova le sue espressioni più eleganti nelle città di Firenze, Roma e Mantova. Successivamente è esportato in Francia, Spagna, Germania e Repubblica Cieca. Si tratta di un’arte colta, aristocratica e cosmopolita. Tra le sue caratteristiche fondamentali vi è la mancanza dello studio compositivo dello spazio.
Alla realtà rinascimentale, percepibile in natura e riproducibile con leggi matematiche, si contrappone un mondo più soggettivo. La prospettiva viene sostituita pertanto con linee fluide, morbide e forzate che deformano il tratto reale. Le forme diventano plastiche, ritorte e assottigliate. La deformazione della realtà è voluta e ricercata. La scelta dei soggetti è ambigua e inquietante.
Il desiderio è quello di suscitare enigmi e interrogativi. Nelle opere emerge la visione soggettiva e personale non solo dell’artista ma anche dell’osservatore che viene coinvolto al suo interno. Ve ne accorgerete quando osserveremo i numerosi affreschi che decorano il suntuoso Palazzo di Villa D’Este durante la vostra visita guidata.
Le sale vennero decorate sotto la direzione di protagonisti del tardo manierismo romano come Livio Agresti, Federico Zuccari, Durante Alberti, Girolamo Muziano, Cesare Nebbia e Antonio Tempesta. Capiremo come il Manierismo tende a frazionare la scena in più parti separate non solo esteriormente, ma anche nella loro costruzione interna.
L’occhio vi si perderà tra sfingi e grifoni che coprono le pareti in un connubio di colori e stimoli visivi. Gli accostamenti cromatici sono arditi e talvolta stridenti. L’ornato è così abbondante e sontuoso da suscitare stupore all’impatto visivo. Dominano le forme inusuali e i soggetti tratti dai miti classici, mentre è crollato l’interesse per la natura.
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