Luigi d’Este

Villa d'Este

Luigi d’Este

Luigi d’Este nacque a Ferrara il 25 dicembre del 1538. Secondogenito del duca di Ferrara Ercole II d’Este e della principessa Renata di Francia. I nonni paterni furono Alfonso I d’Este e la famosa Lucrezia Borgia. Fu uno dei tre cardinali estensi legati alla magnifica villa d’Este di Tivoli. Sin dalla nascita fu segnato, secondo le consuetudini dei principi regnanti dell’epoca, ad essere consacrato alla Chiesa.

La legge del secondogenito prevedeva infatti che vestisse l’abito ecclesiastico. Il giovane di natura vivace e ribelle, non adatto alla vita ecclesiastica, si oppose con ogni mezzo possibile. Tuttavia il padre Ercole, lo zio Ippolito II e il fratello Alfonso I non si piegarono alle resistenze del giovane, il loro intento infatti era quello di rafforzare l’alleanza con il Vaticano.

Si racconta che un giorno Luigi ebbe una discussione violenta con Ercole e Ippolito II tanto che subì uno spostamento del globo oculare che lo rese strabico a vita. Egli volle provare a cambiare il proprio destino recandosi in Francia e sposare Maria di Borbone, ma non vi riuscì. Il 26 febbraio del 1561 papa Pio IV lo nominò cardinale della Santa Romana Chiesa.

Da quel momento in poi la sua vita fu segnata dalla frustrazione. Cercò di evadere dandosi al fasto e ai piaceri. Ebbe una relazione sentimentale con Lucrezia Bendidio, moglie del conte Baldassarre Macchiavelli. Al centro della vita mondana Ferrarese fu fautore della poesia, delle arti, della musica, del teatro e della letteratura. Gli furono dedicate numerose opere di letteratura italiana.

Ebbe al suo servizio l’illustre Torquato Tasso che nel 1562 gli dedicò il Rinaldo e lo accompagnò qualche anno dopo in un viaggio transalpino. In seguito però il poeta si lamentò dell’avarizia del cardinale, sino ad abbandonarne il servizio, nel 1571, per passare a quello del duca Alfonso. Negli anni che seguirono Luigi si impegnò alla cura dei suoi possedimenti che comprendevano i palazzi ferraresi del Paradiso e dei Diamanti e il vasto tenimento di Sabbioncello.

La partenza da Roma

Nel 1563 un grave incidente tra i suoi palafrenieri e gli ufficiali dei bargello minarono i rapporti con il papa. Luigi si assunse la piena responsabilità dell’offesa arrecata dai suoi all’autorità papali. Pio IV giudicò l’affronto subito il più grave del suo pontificato e convocò d’urgenza un concistoro intimando al cardinale di presentarsi al suo cospetto.

Egli abbandonò Roma e si rifugiò nella villa di Tivoli, dove il papa le ordinava di trattenersi sotto pena di 100.000 scudi e la privazione dei benefici ecclesiastici. Successivamente con l’aiuto del cardinale Gonzaga e del Borromeo scontò la condanna.

Nel 1572 si stabilì definitivamente nello Stato Pontificio, ereditando dallo zio cardinale la proprietà della Villa d’Este. Gli anni a Tivoli furono caratterizzati da una forte mondanità ma fece anche sistemare la villa dando prova di un governo discreto della città. Famosa fu la sua ospitalità.

Nella villa di Tivoli, soprannominata albergo dell’Aquila bianca, ospitò il duca Guglielmo Gonzaga, l’ambasciatore francese de La Roche, il duca di Nevers e Giulio Cesare Colonna, il principe di Baviera e il cardinale di Santa Severina, il cardinale Alessandro Farnese, l’ambasciatore dì Russia, i cardinali Colonna, Medici e Santacroce e il duca di Brunswick.

Oltre alla mondanità si legò ai gesuiti e si prodigò e in opere di sincera carità per i poveri, dimostrando una rara bontà d’animo. Morì nella sua dimora romana di Montegiordano il 30 dicembre del 1586. Prima di morire chiese di far seppellire il suo corpo a Tivoli, le viscere a Roma, nella chiesa di S. Luigi dei Francesi, e il suo cuore ad Aux.

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